EMOZIONI E COLORI NELL’ARTE DI ALDO
ANTONINI
di Simone Fappanni
Emozioni e
colori. In queste due parole pensiamo si possa efficacemente
sintetizzare il registro meta-narrativo che si pone a
fondamento della pittura di Aldo Antonini, figlio del
celebre Gino Antonini, voce particolarmente significativa
del realismo lombardo.
«È stato per me un grande maestro», dice Aldo. «Diciamo che
inconsciamente ancora oggi subisco, nel senso positivo del
termine, la sua influenza. Rimango sempre colpito dalla sua
vitalità, dal movimento e dalle vibrazioni che riusciva
a trasmettere nelle sue opere sempre uniche ed
irripetibili».
L’artista, nato a Soresina ma residente a Castelleone,
partecipa frequentemente a concorsi ed estemporanee da più
di un ventennio, conseguendo premi e riconoscimenti. Ha
tenuto diverse mostre e ha partecipato a collettive
selezionate.
Dal 1993 al 1997 ha esposto nell’ambito di rassegne promosse
a Milano dal Gruppo artistico di via Bagutta; sempre nel
capoluogo lombardo prende parte, dal 1995, alla tradizionale
mostra in Piazza Duomo.
In questa nuova personale, ospitata dalla Galleria Zanetti
di Bozzolo, ha deciso di presentare una serie di lavori
recenti che spaziano dalla figura al paesaggio. In essi si
possono apprezzare le notevoli doti creative di questo
autore, artefice di uno stile limpido e cristallino, dove
all’equilibrio formale si accosta una sicura intonazione
poetica.
Ciò che emerge, già a una prima ricognizione dei suoi
quadri, è il notevole senso della composizione,
dell’insieme, che Antonini esplicita creando particolari
atmosfere sospese, dove cioè realtà e sogno si compenetrano
al ritmo di partiture coloristiche che originano una sintesi
espressiva di sicura temperatura lirica.
L’incedere, incessante, del tempo è in qualche modo
'fermato' dal pittore nella purezza dei toni: una purezza
che rimanda a una ricognizione introspettiva e intimista
nella quale è facile ed estremamente gradevole perdersi. Una
sorta di velatura ammanta piacevolmente e dolcemente gli
oggetti e le figure che Aldo ritrae con estrema sicurezza
sulla tela.
Sono immagini che sembrano provenire dal ricordo o, meglio
ancora, da un retaggio lontano, da una rielaborazione,
personalissima, di ciò che l’occhio ha osservato e il cuore,
d’artista, ha ripreso ed elaborato, facendone opera d’arte
autonoma.
In questo modo, alla fissità bidimensionale del supporto, si
oppone, controbilanciandosi perfettamente, un dinamismo
scenico sofisticato, ove le forme diventano parti di un
discorso in cui simbolo e realtà sono parti di un modus
operandi che, rifuggendo la mera descrizione, si articola
secondo dimensioni timbriche proprie, che rivelano quanto
visione e rappresentazione siano elementi che appartengano
pienamente alla pittura di Aldo.
In essa, un’altra componente coessenziale è data dal
particolare impiego della luce.
Le fonti luminose, nell’arte di Antonini rivelano, infatti,
una dimensione tutta interiore del sentire, che si coglie
non solo nella resa, mai calligrafica, di scenari e
paesaggi, ma anche nell’esecuzione di sensuali figure
femminili che devono parte del loro fascino anche
all’interessante studio luministico che questo autore
conduce sulle linee che costituiscono la figura e che,
attraverso il colore, sottolineano il senso di posture e
gesti, peraltro spesso appena accennati, che ne aumentano
l’indubbia seduzione.
Una seduzione che inizia dagli occhi delle giovani donne
dipinte da Antonini e che poi via via si spande attraverso
la perfezione del loro corpo, sapientemente velato da
leggerissimi e morbidi indumenti.
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